Storie dal mondo dei librai. Luca, da manager a libraio.

Ho aperto una libreria, nel 2020, ecco l’ho detto subito. Si io, proprio io: ex manager rampante (o almeno aspirante tale) che dopo una laurea in economia, e una prima intenzione di fare il commercialista, ho poi passato 25 anni nella grande distribuzione, di cui 20 come manager a controllarne i numeri.

Sì perché il 2020 rimarrà davvero anche nella mia storia, soprattutto per un concatenarsi di eventi che si uniscono a quanto già la storia stava tristemente facendo accadere.

Perdo il lavoro, ma a 52 anni, non è facile nulla: l’esperienza è più un fardello, e anche la voglia di dover dimostrare, a ogni colloquio tutto quello che si è fatto, ora pesa più del dovuto.

E allora non mi rimane che provare un gesto ardito, ma che è al contempo l’unico che mi continua a girare nella mente: mettermi in proprio; fare qualcosa per conto mio; dimostrare a me stesso soprattutto, che oltre a gestire uomini e risorse altrui ero diventato in grado di gestire e investire rischiando di mio (questo in realtà, ancora oggi, a quasi un anno da tale inizio, mi crea diverse notti insonni!)

Quindi unisco questo bisogno/esigenza a una passione che mi ha sempre accompagnato, quella per i libri. Sia ben chiaro, dalla notizia che avrei perso il lavoro a firmare un contratto di franchising con Ubik, il percorso non è stato né breve né tutto dritto, ma certamente qualunque passo facevo mi spingeva in quella direzione e soprattutto avevo capito che solo una avventura in un mondo che mi entusiasmava, mi avrebbe fatto ritrovare le energie che avevo davvero perso.

Tappe serrate che descrivono quanto non mi piaccia perdere tempo; per inciso, il Dr Sarti (AD di Ubik) al nostro primo incontro dirà una frase, con una fantastica inflessione romagnola, che meglio non poteva caratterizzarmi e che non ho più dimenticato: “Ah certo che lei non si fa crescere l’erba sotto i piedi”.

Dicembre 2019 contatto Ubik, il 2 gennaio 2020 li incontro, trovo il locale e ci entro il 1° febbraio, il 6 febbraio firmo il contratto di franchising, il 7 febbraio finisco il mio lavoro da dipendente. E nonostante il Covid mi blocchi i lavori, il 23 maggio 2020 apro al pubblico.

A questo punto uno direbbe: wow ce l’ho fatta! In realtà, da quel momento riparte tutto. Sì, perché nonostante non sia più un ragazzino, ora riparto quasi da zero! No dai, almeno da tre, (come diceva un film di Troisi) dato che i numeri li so leggere e questo, garantisco, per chi inizia una attività in proprio sono davvero importanti!

Non voglio farla tanto lunga, certo una libreria è un posto magico, la gente entra e ha sempre un’aria un po’ sognante, ma quello che si sa meno è, come sempre, quello che c’è dietro.

Se mi chiedete quale è la mia principale preoccupazione quando vado ad aprire il negozio è accertarmi che computer e registratore fiscale si accendano e funzionino regolarmente; e se mi chiedete cosa mi fa lavorare di più fisicamente (e mi taglia le mani) è la gestione dei rifiuti (cartoni e plastica come non ci fosse un domani) però, è vero che tutti i giorni si maneggia quanto di meglio possa allietare occhi, olfatto e pensieri: i libri.

La mia vita è totalmente cambiata, direi davvero in meglio dal punto di vista logistico e familiare: 2 km per andare al lavoro contro gli 80 di prima, pranzo e cena a casa con le mie 3 figlie. Non altrettanto dal punto di vista manageriale. Prima avevo un solo capo, ora …lo sono un po’ tutti: fornitori, enti pubblici e soprattutto ognuno dei miei clienti.

Ma quando mi dicevano, vedrai, ti si è chiusa una porta …ti si aprirà un portone …eh io pensavo si vabbè, la solita frase a effetto per tirarmi su. Non ci crederete ma, a volte, succede davvero 😊.

foto originale di ROBERTO GARAVAGLIA